Il lavoro è stato duro, l’attesa piuttosto lunga. Con il recupero di tutte le pedine e la possibilità di tirare il fiato dopo il tour de force di dicembre, però, l’Avellino di Braglia ha trovato la sua fisionomia e la sua identità, diventando una squadra compatta e riconoscibile. Gli innesti del mercato di gennaio (Illanes e Carriero) hanno dato un contributo importante al 3-5-2 biancoverde, finalmente convincente nell’interpretazione della gara e nell’atteggiamento.
I lupi si sono riappropriati con forza della propria caratteristica migliore, essere quadrati nella fase difensiva, per poi sfruttare con cinismo le occasioni per far male all’avversario. Non è un caso che una volta aggiustata la fase difensiva, con 2 sole reti subite nel 2021, entrambe su palla inattiva, sia poi arrivata la svolta. Questione di attenzione, di mentalità persino di DNA se vogliamo.
Attacco, si può fare di più
A questo punto, però, per compiere l’ultimo step e cominciare davvero a sognare in grande, c’è bisogno dell’apporto delle punte. Sin qui l’Avellino non ha potuto contare su un bomber continuo e impeccabile, ma si è affidato ai colpi e alle giocate di protagonisti sempre diversi. D’Angelo a parte, nelle ultime settimane è stato addirittura il difensore Silvestri a mostrare maggiore continuità sottoporta.
Un fattore chiaramente importante, al quale però va affiancato il killer instinct di chi l’attaccante lo fa per mestiere. Maniero, Fella, Bernardotto e Santaniello devono cominciare a segnare di più, ad incidere e a trascinare. Sicuramente la batteria di attaccanti di Braglia non è composta da cecchini di razza, nel complesso sono poche le stagioni al di sopra della doppia cifra collezionate dai 4, ma i componenti del reparto possono sicuramente fare qualcosa di più.
Con la loro continuità di rendimento, i loro guizzi e la loro incisività nei pressi dell’area avversaria, Braglia potrebbe davvero volare e sfruttare al massimo quelle certezze costruite nelle ultime settimane.