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Quattro anni fa iniziò l’era D’Agostino: 100 tesserati dopo, la B è ancora lontana

Il 29 febbraio del 2020, l'imprenditore divenne presidente dell'Avellino: il bilancio è negativo

Quattro anni fa (bisestile come questo), Angelo Antonio D’Agostino diventava presidente dell’Avellino, dopo il disastroso interregno Circelli-Izzo. Era il 29 febbraio 2020, neppure due settimane più tardi il COVID avrebbe imposto lo stop al calcio. La stagione si concluse con l’eliminazione al primo turno playoff: un miracolo targato Capuano, che non riuscì a conquistare la conferma in panchina.

Con Braglia, l’Avellino di D’Agostino ha raggiunto il punto più alto finora toccato: la semifinale playoff nel 2021. Da lì in poi si sono sprecati gli errori tecnici, dirigenziali e societari. Il tecnico di Grosseto è stato messo da parte nel febbraio del 2022 assieme a Salvatore Di Somma. Al loro posto Enzo De Vito nel ruolo di ds e Carmine Gautieri, agli occhi di tutti il traghettatore che avrebbe dovuto terminare quella stagione (l’Avellino era quarto in classifica, ma si decise di buttare tutto al vento) per poi affidare la squadra a Massimo Rastelli.

Le polemiche post Avellino-Foggia, dopo la prematura eliminazione dai playoff (4 maggio), a cui fecero seguito le dichiarazioni bellicose di D’Agostino a settembre (l’unico a credere, organico alla mano, di poter competere col Catanzaro, salvo poi ricredersi e tornare sui suoi passi) hanno creato il solco tra quello che poteva essere e quello che è stato: una stagione, quella scorsa, disastrosa sotto tutti i punti di vista. Il progetto Taurino naufragato, l’arrivo in pompa magna di Rastelli, un mercato di gennaio economicamente dispendioso e no-sense (calciatori fermo da mesi) hanno condotto l’Avellino a un passo dal baratro, con una salvezza conquistata, non per meriti propri, solo all’ultima giornata.

La quarta stagione dell’era D’Agostino si è aperta con i favori del pronostico, per un collettivo costruito senza badare a spese da Giorgio Perinetti, affidato a Rastelli, silurato dopo sole due giornate e dopo altrettante sconfitte. Ora l’Avellino naviga a vista, con il primo posto ormai lontano, il secondo e il terzo tutti da conquistare (e ci sarà da faticare) e un Michele Pazienza prima venerato e ultimamente messo sul banco degli imputati per risultati non in linea col progetto estivo.

In tutto questo, l’Avellino di D’Agostino ha messo sotto contratto oltre 100 tesserati, tra calciatori, allenatori, staff tecnici e dirigenziali, senza contare i tesserati del settore giovanile che, almeno, nell’ultimo periodo sta dando i primi frutti. Ma in tutto questo, 4 anni dopo, il sogno Serie B dell’Avellino targato D’Agostino è ancora, purtroppo, lontano.

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