Cambiano gli uomini, non la sostanza. La difesa al top è il capolavoro di Pazienza
Dall’arrivo del tecnico, l'Avellino è di nuovo solido: l'analisi
Quando si esalta lo splendido momento di forma dell’Avellino, scaturito dall’eccellente impatto di Pazienza, si tende spesso ad esaltare la proiezione offensiva del gioco biancoverde, finendo però per sottovalutare la sua consistenza difensiva.
È anche e soprattutto grazie alla tenuta e all’equilibrio del reparto arretrato, però, che i lupi sono riusciti a inanellare l’importante serie di risultati, fino a risalire alla seconda posizione in classifica. Ed è anzi forse proprio l’alto rendimento della difesa, se si considerano l’emergenza e i continui cambi di interpreti, a costituire il capolavoro di Pazienza, quello attorno al quale gira tutta la magia.
Avellino, con Pazienza la difesa è tra le migliori d’Europa
Per sottolineare lo switch tattico e attitudinale portato dal tecnico di San Severo alla retroguardia irpina basta segnalare un dato. Mentre nelle prime 2 giornate, contro Latina e Juve Stabia, i lupi avevano concesso 10 tiri nello specchio, per una media di 5 a partita, nelle successive 11 uscite sono state appena 23 (media: 2,09) le conclusioni avversarie che hanno centrato lo specchio difeso da Ghidotti. Una chiara inversione di tendenza, che esemplifica l’ottimo lavoro portato avanti dal tecnico e dal suo staff.
Restando sui numeri, d’altra parte, nelle ultime 10 partite dei top-5 campionati professionistici europei, la difesa dell’Avellino è la seconda meno battuta, con appena 4 gol al passivo. Nel periodo di tempo indicato, infatti, soltanto il Nizza di Francesco Farioli ha subito meno reti dei lupi, concedendo appena 2 gol. Hanno avuto invece lo stesso passo dei biancoverdi la Juve Stabia di Pagliuca e il Real Oviedo.
Al di là delle statistiche e della loro evidente forza, ciò che colpisce della tenuta difensiva dell’Avellino è il modo in cui essa è stata registrata. Anzitutto per l’idea di gioco – basato su una continua riaggressione e sul supporto, in fase di non possesso, di centrocampisti ed attaccanti – e per le modalità, visto che – a causa degli infortuni – Pazienza non ha praticamente quasi mai potuto contare sui difensori titolari, trovandosi anzi spesso costretto ad adattare interpreti diversi di gara in gara.
Oltre l’emergenza: gli assetti proposti e i protagonisti
Quest’ultimo dato rivela come l’assetto difensivo raggiunto dai lupi sia valido come sistema e non come somma di individualità. A prescindere dagli interpreti, in pratica, l’Avellino ha raggiunto un’organizzazione di gioco tale da sopperire anche alle assenze, valorizzando le caratteristiche di chi viene impiegato.
Come spiegato dallo stesso Pazienza sin dal suo arrivo e come poi ribadito anche sabato scorso in conferenza stampa, infatti, la linea a 3 si adatta meglio alla rosa a disposizione e permette inoltre di lavorare meno di reparto e di rompere le linee avversarie con minore difficoltà, facilitando così il compito di chi non nasce difensore puro.
È anche così che si spiegano l’ottimo adattamento di Cancellotti, Ricciardi e soprattutto Armellino, diventati nel corso delle settimane autentici pilastri del terzetto difensivo biancoverde. Da Benedetti-Rigione-Cionek – tutti e tre fuori a lungo per infortunio – a Ricciardi-Armellino-Mulè sono state 5 le composizioni diverse proposte dal tecnico. Nonostante questa varietà, però, l’efficacia è rimasta inalterata, esaltando così l’intera squadra. Il lupo che segna e diverte poggia le sue fondamenta su una difesa al top, il capolavoro di Pazienza.
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