CALCIOSERIE CUS AVELLINO

Dentro il momento no dell’Avellino: le ragioni della crisi del gol

I lupi vivono da tempo anche una notevole difficoltà realizzativa

Le ragioni della crisi 

Nonostante una prova scialba, anche domenica, contro il Cerignola, l’Avellino ha avuto qualche occasione per colpire e guadagnare l’inerzia del match. Le chance capitate a Redan, Russo, D’Ausilio e Armellino si sono però tramutate in un nulla di fatto. Ancor più delle difficoltà di gioco, dunque, in questo momento il limite che pesa più di ogni altro sulla classifica (e sull’umore) dei lupi è l’incapacità di fare gol. Questo dato – che si riflette in una statistica clamorosamente negativa: 0′ in vantaggio nelle 3 gare del campionato di Serie C – suscita svariati interrogativi sulle ragioni che lo accompagnano. 

Un primo motivo su un calo così drastico rispetto ai primi mesi della gestione Pazienza lo si può trovare nella partenza di Sgarbi, eccellente rifinitore in grado di creare spazi per i compagni e di diversificare la proposta offensiva. Limitare la drastica riduzione della capacità realizzativa dell’Avellino alla sola partenza del nuovo attaccante del Bari, che nelle ultime 7 dello scorso anno era presente in rosa, sarebbe però ingiusto. 

Tra le cause della crisi del gol, oltre ad altri fattori quali imprecisione e sfortuna (si legga Avellino-Vicenza), c’è anche il modo di giocare dei biancoverdi. La squadra di Pazienza ha infatti tra le sue principali risorse offensive il cross dalla trequarti o dal fondo, fondamentale statisticamente meno efficace degli attacchi per vie centrali, specie quando mancano autentici specialisti del gioco aereo. Questa difficoltà emerge anche nei calci piazzati, spesso decisivi per sbloccare match chiusi, dove l’Avellino raramente riesce ad incidere.

Per sbloccare la crisi del gol, dunque, e rendere più efficiente l’attacco biancoverde, occorre studiare qualche soluzione tattica alternativa. Per alzare il tasso di conversione in gol, il lupo deve cambiare stile di gioco – adottando magari l’impiego di un trequartista alle spalle di due punte? – e provare anche ad ampliare le modalità in cui arrivare al tiro. Nella gestione Pazienza, infatti, raramente si è provata la conclusione dalla distanza. Potrebbe essere questo un modo per cominciare ad affrontare il problema e rimettere pian piano a posto le cose. Un’operazione necessaria perché, al di là di tutte le valutazioni, per rialzarsi bisogna segnare. E solo superando la crisi del gol si può accantonare quella dei risultati.


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