Dopo le prove effettuate in ritiro e le risposte arrivate dai primi impegni ufficiali, i 22 allenatori di Serie B sembrano aver deciso i moduli di gioco con i quali presentarsi al via del prossimo campionato previsto per il prossimo 25 agosto. Ecco nel dettaglio i moduli di riferimento delle 22 squadre cadette.
Ascoli: 4-2-3-1 | Avellino: 4-4-1-1 | Bari: 4-3-3 |
Brescia: 3-5-2 | Carpi: 3-5-2 | Cesena: 3-5-2 |
Cittadella: 4-3-1-2 | Cremonese: 4-3-1-2 | Empoli: 3-5-2 |
Entella: 4-3-1-2 | Foggia: 4-3-3 | Frosinone: 3-4-2-1 |
Novara: 4-3-3 | Palermo: 3-4-2-1 | Parma: 4-3-3 |
Perugia: 4-3-1-2 | Pescara: 4-3-3 | Pro Vercelli: 3-5-2 |
Salernitana: 4-3-3 | Spezia: 3-5-2 | Ternana: 3-5-2 |
Venezia: 4-3-3 |
Come si evince dal quadro appena descritto, in Serie B comanda la linea difensiva a quattro (utilizzata da ben 13 squadre) rispetto a quella a tre (utilizzata da 9 squadre). Sul fronte offensivo invece prevale lo schieramento a due punte (11 squadre), rispetto al tridente (7 squadre) e all’unico attaccante di riferimento (4 squadre). Sulla scia di Spal e Verona, le squadre trionfatrici dello scorso torneo, i moduli più in voga sono il 4-3-3 (7 squadre) e il 3-5-2 (7 squadre), con il Venezia di Pippo Inzaghi che sta ancora oscillando tra le due soluzioni in questa fase di preparazione.
Segue il 4-3-1-2 (4 squadre), poi il 3-4-2-1 (2 squadre) ed infine il 4-2-3-1 (1 squadra) ed il 4-4-1-1, il modulo scelto da Walter Novellino per il suo Avellino. Ormai in disuso il vecchio caro 4-4-2, sostituito da versioni ad esso alternative (4-3-1-2, 4-4-1-1, 4-2-3-1). Siamo pronti però a scommettere che, alle prime difficoltà, qualcuno tornerà all’antico. Puntando più alla sostanza che alla forma. Sono sette le formazioni che utilizzano la formula con il trequartista. Tra la linea a tre (Ascoli) e quella a due (Palermo e Frosinone) prevale quella più classica, con un fantasista alle spalle di una (Avellino) o due punte (Cittadella, Cremonese, Entella, Perugia). Abbiamo dato i numeri.
Tanti numeri. A fare la differenza sarà poi, come dicono quelli che parlano bene di calcio, l’interpretazione del modulo di gioco più che il modulo in sé. Unito alla capacità degli allenatori di non essere troppo integralisti, adattando le proprie idee alla rosa a disposizione piuttosto che fare il contrario. Ricordando sempre che la pazienza dei tifosi è poca, quella dei presidenti ancora meno. Il quadro sopra descritto rischierebbe di essere stravolto dopo poche giornate di campionato.