Quando si torna indietro e si ripensa alla storia dell’Avellino, tra i tanti nomi leggendari che ci tornano in mente di certo c’è quello di Fernando De Napoli. “Rambo”, irpino puro sangue, è una leggenda del lupo, ma non solo. Vanta la vittoria di 4 scudetti tra Napoli di Maradona e Milan di Van Basten, con Fabio Capello; con i rossoneri ha vinto anche una Champions League. Ma nel cuore c’è un’unica grande passione, l’Avellino, la squadra della sua terra.
Lo abbiamo incontrato a Lapio, paese attaccato alla sua Chiusano di San Domenico, da Aperifiano della Cantina Feudo Apiano, a degustare ottimi calici di Fiano. E abbiamo scambiato quattro chiacchiere amichevolmente, tra risate e tanta allegria. Si è parlato ovviamente soprattutto del nuovo Avellino che ripartirà dalla Serie D.
Queste le parole di Fernando De Napoli: “Vedere l’Avelino in Serie D è un colpo al cuore. E’ davvero ingiusto che sia accaduto tutto questo. Questa piazza merita rispetto e passione e la gente non merita di patire quanto accaduto questa estate. Sono molto rammaricato come ogni tifoso avellinese ma bisogna guardare avanti e ripartire con maggiore forza e determinazione. Siamo lupi e il lupo non si arrende mai. La nuova società? Non conosco De Cesare, ma so che già con il basket ad Avellino ha fatto grandi cose. E’ una persona seria, circondata da gente per bene e credo che ci siano tutte le premesse per tornare quanto prima ai livelli che competono a questo Avellino. Occorre pazienza e calore da parte della gente. Cosa dico ai tifosi? E’ inutile dire qualcosa, sono certo che anche in Serie D saranno a migliaia a seguire il lupo e lo trascineranno presto nuovamente nei palcoscenici che competono a questa piazza. Quante salvezze l’Avellino ha raggiunto in Serie A grazie ai tifosi. Ora tocca però ripartire da zero. Già 9 anni fa ero stato male a parlare di quel fallimento, ora ci ritroviamo nella stessa situazione e questo Avellino e i suoi tifosi non lo meritano”.
Poi De Napoli ci ha parlato di alcuni ricordi del passato: “Avellino per me è tutto. Ho vinto scudetti a Napoli con Maradona che porto nel cuore, bellissimi anche gli anni dei trionfi al Milan anche se ho giocato poco, ma nel mio cuore al primo posto c’è sempre il lupo. Giocare con Maradona e Van Basten è stato straordinario, ma il momento più bello e significativo è stato giocare i Mondiali di Messico 1986 con l’Italia, da calciatore dell’Avellino. Per me è stato un grande orgoglio e ancora oggi lo ribadisco con fierezza. Ricordo i primi anni a Mercogliano, dove poi fui prelevato dal Rimini guidato da un certo Arrigo Sacchi. Il mister faceva sgobbare, ero giovanissimo ma sicuramente grazie a lui poi sono arrivato in Serie A ad Avellino e in Nazionale. Maradona in allenamento era una cosa straordinaria. E ancora ricordo i brividi che ho provato quando, una delle mie prime partite nell’Avellino, Ottavio Bianchi mi disse: “Tu oggi marchi Platini!! che spettacolo”. Sono ancora nel mondo del calcio? No. Dal fallimento della Reggiana mi sono allontanato dal calcio. Anche loro questa estate sono falliti nuovamente e questo fa male. Io vivo a Reggio Emilia da anni, sono stato anche dirigente della Reggiana diversi anni fa e vedere quanto accade ogni anno a queste grandi piazze, fa davvero male”.