Il nostro protagonista, Deniz Naki nasce nel 1989 a Duren, nella Renania settentrionale. Attaccante di origine curda, ha giocato anche nell’Under 21 tedesca, contando 2 presenze e un gol nel 2009. La carriera non è stata delle migliori se lo ricordano bene a St.Pauli, quartiere di Amburgo ed espressione di una cultura calcistica senza pari in Europa per connotazione politica e sociale; poi, qualche altra esperienza sparsa tra Germania e Turchia. Episodio negativo nel novembre del 2014, quando lascia la Turchia, (in quel momento gioca nelle fila del Gençlerbirliği, perché vittima di un attacco razzista causato dalle sue origini curde.
A gennaio si è beccato una squalifica di ben 12 giornate a causa di un post su facebook pubblicato a seguito della vittoria della sua squadra, ottenuta anche grazie ad una rete dello stesso Deniz Naki, contro il Bursaspor per 2 a 1. Il post incriminato recitava:
“Oggi abbiamo ottenuto una vittoria davvero importante. Siamo usciti a testa alta dal gioco violento dei nostri avversari. Siamo felici e orgogliosi di essere un piccolo spiraglio di luce per il nostro popolo, in un periodo così difficile. Come Amedspor non abbiamo abbassato la testa né l’abbasseremo. Siamo entrati in campo con la fiducia nella libertà, e abbiamo vinto. Perché noi abbiamo seminato i nostri germogli nella libertà e nella speranza. Riteniamo doveroso ringraziare tutti i nostri politici, artisti, intellettuali e la nostra gente che ci ha sostenuti, e dedichiamo la vittoria a coloro che hanno perso la vita o sono stati feriti durante la persecuzione che continua da più di cinquanta giorni nelle nostre terre. Viva la libertà“. Il post è stato considerato dalle autorità come una propaganda a favore del PKK, il partito dei lavoratori curdi
Unitamente a questa squalifica, gli è stata anche inflitta una multa di circa 6.000 euro, con l’accusa di “discriminazione e propaganda ideologica”. L’accusa da parte del tribunale in riferimento ai post riguarda il fatto che questi «potrebbero creare inimicizia e odio tra due diversi settori della società, glorificherebbero i terroristi e il terrorismo e presenterebbero forze di sicurezza come responsabili di massacri contro suoi corregionali». Naki rischia cinque anni di reclusione, ma si è difeso sostenendo come questi suoi messaggi vogliano essere portatori di pace e non di istigazione all’odio.
I suoi ex compagni di squadra del St. Pauli sono scesi in campo con il suo nome scritto sulle magliette in segno di vicinanza.
Questa notizia fa capire il clima che si respira in Turchia, epurazioni in ogni settore fondamentale, basti pensare alle migliaia di licenziamenti nel settore scolastico, della pubblica amministrazione, del giornalismo, dopo il golpe fallito. Ora il tutto si allarga anche allo sport, licenziati 94 arbitri poiché considerati anti sistemici, ad agosto il mandato d’arresto per l’ex giocatore dell’Inter Hakan Sukur, considerato un appartenente a delle milizie armate, ex parlamentare turco schierato con Fethullah Gülen, predicatore che vive negli Usa e nemico giurato di Erdogan.
La grande epurazione di Erdogan continua.