Ritornare nel calcio professionistico con lo scudetto sul petto ha un certo significato. La vittoria di oggi, ai calci di rigore, si inserisce in un lungo percorso di rinascita dopo le vicende estive che tutti noi conosciamo. Una crescita costante che ha portato l’Avellino Calcio a vincere il girone G del campionato di Serie D ed il titolo di Campione d’Italia in poche settimane di distanza. Vittorie che hanno ridato la dignità sportiva ai tifosi irpini tornati nel calcio professionistico con uno scudetto cucito sul petto, meritato e sudato sul campo con 14 vittorie consecutive (conquistate nei 90 minuti di gioco) a cui va aggiunta la partita di oggi che arriva dagli undici metri.
Il gruppo Sidigas ha dimostrato, almeno finora, le proprie intenzioni, andando a giocarsi una competizione non fondamentale per il percorso biancoverde ma che a livello di morale aiuta tanto, anche in ottica di immagine. Una società che nel corso della stagione ha imparato dai propri errori ed è saputa ripartite, cambiando tecnico e arricchendo la rosa a disposizione, ma soprattutto cambiando la mentalità di approccio alla gara. Battere il Bari di De Laurentiis e arrivare a giocare la finale contro il Lecco con la stessa intensità di gioco mostrata durante la stagione è un dato importantissimo da non sottovalutare.
Adesso, con la gioia del secondo titolo conquistato in poche settimane, si programmerà il futuro dell’Avellino Calcio nel suo cammino nel campionato di Serie C. In pochi immaginavano un epilogo di campionato cosi vincente, caratterizzato da entusiasmo e una sana gestione, finora, per una squadra rinata dalle ceneri dei tribunali federali.