CAPUANO – Ezio Capuano non è più l’allenatore dell’Avellino. Dopo 265 giorni, quasi 38 settimane, 23 partite e una serie interminabile di eventi ed emozioni, il tecnico di Pescopagano saluta la piazza biancoverde. Il sogno di raggiungere traguardi più importanti, palesato spesso senza maschere e senza filtri, si infrange sul più bello, al momento della programmazione e della tanto sbandierata rinascita.
Arrivato tra lo scetticismo dei tifosi, contrari al suo passato più che alle sue capacità da allenatore, Capuano ha saputo conquistare l’amore e il rispetto di tutta la piazza. Ha fatto miracoli, raggiungendo in scioltezza una salvezza tutt’altro che scontata e portando la squadra ai playoff. Un capolavoro, compiuto in mezzo a difficoltà di ogni genere e natura (tre cambi societari) che hanno dato ulteriore risalto alla sua avventura in Irpinia.
Per l’Avellino e la sua gente, Capuano ha dato davvero tutto. Senza mai risparmiarsi, senza mai cercare alibi o compromessi. Ci ha provato anche ai playoff, dove non avrebbe potuto certamente fare i miracoli. Il suo esonero non nasce infatti dal rammarico per la post-season, ma da dinamiche più ampie, forse di carattere gestionale, che hanno spinto la società a fare le proprie valutazioni.
La scelta della famiglia D’Agostino è assolutamente legittima. Chi comanda ha sempre il diritto di scegliere e di portare avanti le proprie idee, specie quando si è all’inizio di un percorso. Andare avanti solo per il dovere di farlo sarebbe stato un autogol per entrambe le parti, ma al tempo stesso – per quanto fatto – Capuano avrebbe meritato un trattamento migliore, che certificasse la riconoscenza di tutto il popolo biancoverde per l’eccellente lavoro compiuto in questi mesi.
Nel giorno dell’addio il sogno di Capuano si infrange, ma il miracolo resta. E traspare fiero nell’affettuoso saluto che il tecnico ha dedicato ai tifosi. Nessun accenno di polemica, solo un velato senso di malinconia per quello che avrebbe potuto essere e non sarà. 265 giorni dopo Capuano saluta l’Avellino, dopo aver trasformato i fischi e le polemiche in amore e reciproco rispetto.