CALCIOSERIE CUS AVELLINO

Avellino, Biancolino e la forza del gruppo: quando la sete di vittoria è determinante

I dettagli fanno la differenza, così come la testa: un'analisi della rincorsa al primato biancoverde

La gara con il Catania, la vittoria del “Massimino”, ha regalato all’Avellino il quattordicesimo punto da situazioni di svantaggio. Un dato di tutto rispetto: i biancoverdi sono la terza squadra per punti guadagnati quando bisogna rincorrere gli avversari. Dietro solo a Benevento e Potenza che, però, a differenza dei lupi sono andati sotto per ben 16 volte. Il club irpino, invece, solo 11 volte (3 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte). Se non si considerano le gare di quando sulla panchina degli irpini sedeva Michele Pazienza, allora, l’Avellino si è trovata in svantaggio 9 volte (3 vittorie, 3 pareggi, 3 sconfitte).  

La cattiveria agonistica: una squadra ad immagine e somiglianza del proprio allenatore

La rincorsa dell’Avellino al primato nasce, proprio, quando il tecnico di San Severo viene esonerato. Il 24 settembre dello scorso anno, Raffaele Biancolino arriva sulla panchina dei biancoverdi: 0-0 a Torre Del Greco, contro la Turris. 5 giorni dopo la prima vittoria: 2-1, in casa, contro il Foggia. Il campionato biancoverde inizia da quel momento. Grazie al ritrovato entusiasmo, di tutte le parti in gioco, e ad un allenatore capace di comprenderne l’importanza.

Cavalcare l’onda della passione, l’Avellino con Biancolino ha trovato identità. Che le mancava da tempo. E un gruppo, unito e coeso. Capace di compattarsi molto di più nelle difficoltà, che nei momenti positivi. Un paradosso che permette di capire quanto la scelta di Biancolino sia stata fondamentale per i risultati odierni. Seppur criticato in alcuni momenti della stagione, l’ex attaccante biancoverde ha scelto di seguire la sua strada: allontanando il gruppo dalle pressioni esterne e stringendo ogni singolo elemento della rosa a sé. Un tecnico che sa come guadagnare rispetto e come farsi seguire. Un trascinatore, proprio come quando vestiva la maglia biancoverde, che vuole vincere e riesce a trasmetterlo.

Biancolino, al Partenio-Lombardi, in compagnia di Giovanni e Angelo D'Agostino
Biancolino, al Partenio-Lombardi, in compagnia di Giovanni e Angelo D’Agostino

Il dato riportato all’inizio é l’esplicazione statistica di quanto scritto. L’Avellino difficilmente si trova a dover inseguire: 9 volte con Biancolino, solo il Cerignola meno di lei (7 volte in svantaggio, 8 punti guadagnati). Ma quando deve, è dura a morire. Carattere, sacrificio, tecnica, tattica, ma anche (e soprattutto) sete. La sete di vittoria (o di non perdere), quella che porta lontano. L’agonismo biancoverde è divampante, la forza mentale strabiliante. I lupi non mollano, combattono fin quando è nelle loro possibilità.

Una gara fra tutte, come esempio, quella con il Cerignola. Dove, all’ultima palla della partita, De Cristofaro insacca in rete e regala il pareggio ai lupi. Un pari che, ora più che mai, si sta rivelando importantissimo. E l’esultanza di Biancolino, per quella rete, era quella di qualcuno che già aveva capito lo straordinario valore.

Avellino, non solo da svantaggio: la fame dei tre punti

Ma le situazioni di svantaggio non sono l’unica dimostrazione della forza di reazione del gruppo. Partendo dal “Massimino” si possono trovare parallelismi anche con situazioni in cui i biancoverdi vengono agguantati e trovano la forza per non demordere, riuscendo ad acciuffare i tre punti.

“L’Avellino vuole vincere” – canta la Curva Sud in un coro ormai celebre-, ebbene sì, vuole davvero farlo. A tutti i costi. Come contro il Crotone, quando biancoverdi trovano, incredibilmente, al ‘90+1 la rete della vittoria con Patierno. Come contro la Juve, in cui Lescano risponde subito al pari di Guerra. Oppure nel derby contro il Benevento dove Palumbo spedisce in rete il pallone del 2-1, controbattendo alla rete di Pinato.

Palumbo e Armellino, sotto la Curva Sud, dopo la gara contro il Benevento in cui entrambi hanno marcato il tabellino
Palumbo e Armellino, sotto la Curva Sud, dopo la gara contro il Benevento in cui entrambi hanno trovato la rete

Insomma, la forza dell’Avellino, oltre che tecnica, è anche mentale. E si sa, quando si è in alto la testa conta più di qualunque cosa. Saper reagire, subito, nonostante episodi che potrebbero comprometterti, è sintomo di lucidità e consapevolezza. La consapevolezza di essere più forti, proprio come aveva detto D’Ausilio nel post-gara del derby. La stessa che ti permette di sapere che i tre punti sono sempre raggiungibili.

A tre gare dal termine, a “7 punti” ipotetici dal traguardo, l’Avellino sogna. Sapendo, questa volta, ciò che è realmente in grado di fare.


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