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Facundo Lescano, un bomber in missione: storia di rifiuti e gavetta

Tante esperienze, alcune travagliate: ora l’attaccante di Mercedes è deciso a regalare all’Avellino, e a sé stesso, la Serie B

Nel calcio, come nella vita, siamo abituati a vedere un alone di mistero attorno a persone che ci sembrano particolarmente luminose. Per quello che sono, e sono state, capaci di compiere. Per l’importanza delle loro gesta o, anche, per le aspettative che, forse, alcune volte non sono state rispettate. I cosiddetti “What if”.

La storia di Facundo Lescano, per alcuni aspetti, avrebbe potuto essere una di quelle. L’attaccante di Mercedes, nonostante talento smisurato e fiuto del gol, nel corso della sua carriera ha dovuto più volte rimboccarsi le maniche per riuscire ad essere ciò che è ora. Un bomber. In missione.

Lescano, l’artista del gol: il calcio come mezzo d’espressione

L’Argentina, il viaggio verso l’Italia e il “no” del Lecce

Facundo nasce a Mercedes, in Argentina, ma all’età di nove anni arriva in Italia. Più precisamente a Lecce. Qui inizia a giocare a calcio in una squadra vicino alla città. Da buon argentino, con il calcio sempre nei pensieri. Il più grande mezzo d’espressione.

Lescano riceve anche qualche chiamata dal Lecce, ma non svolgerà mai un vero e proprio provino. “Mi dissero che non ero pronto. Perché? Non sapevo fare 50 palleggi” – ricorderà in un’intervista il calciatore -, un rifiuto che il baby Lescano si lega al dito. Un “no” che, però, non scoraggia l’attaccante. Anzi, ne aumenta la carica e la voglia di riuscire.

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