A sei anni di distanza dalla sua prima avventura sulla panchina biancoverde, Giovanni Bucaro è ormai di nuovo l’allenatore dell’Avellino. Dopo aver sondato la disponibilità di diversi profili – Capuano, Vullo e Chiappara su tutti – la società ha optato per il tecnico palermitano classe 1970, fermo da circa un anno e mezzo dopo l’esonero rimediato con il Monopoli. Subito dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Bucaro comincia la sua carriera da allenatore svolgendo il ruolo di vice prima all’Ascoli (2004-2005, con Giampaolo) e successivamente alla Salernitana (2005-2006, secondo di Costantini e Cuoghi). Nella stagione successiva decide di mettersi in proprio e guida il Campobello di Mazara, dove resta un anno, prima di approdare al Pomigliano.
L’esperienza con il club napoletano dura due anni e porta Bucaro a raggiungere un quarto e un quinto posto nel girone campano di Serie D. I positivi risultati ottenuti con il Pomigliano gli valgono dunque la chiamata del Manfredonia, per la sua prima avventura sulla panchina di un club professionistico (in Seconda Divisione). Con una squadra giovane, Bucaro raggiunge la salvezza attirando su di sé le attenzioni della Juventus, che – colpita dal buon lavoro fatto proprio con i giovani – decide di affidargli la panchina della Primavera. Il sogno in bianconero del nuovo tecnico dei lupi dura però solo un anno complice l’eliminazione subita ai quarti di finale dei playoff scudetto per mano del Varese (5-1 a favore dei biancorossi). Alla vigilia dell’inizio del campionato 2011-12 arriva però subito l’occasione del riscatto. E a dargliela è proprio l’Avellino (Lega Pro, Prima Divisione), dove Bucaro era già stato da calciatore a cavallo tra il 2000 e il 2003, che esonera Vullo e si affida al giovane trainer siciliano. La stagione disputata all’ombra del Partenio è la classica stagione di transizione, in cui i lupi raggiungono la salvezza con anticipo e senza troppi patemi d’animo ma non danno mai la sensazione di poter ambire a qualcosa in più.
Conclusasi l’esperienza in Irpinia – che ad oggi resta l’ultima portata a termine per intero, senza esonero -, Bucaro passa al Sorrento (Lega Pro, Prima Divisione). A metà stagione, dopo un pesante 5-0 subito contro la Carrarese, arriva l’esonero. Il fallimento con i rossoneri gli costa un anno e mezzo di stop fino alla chiamata del Savoia, che nel luglio del 2014 gli affida la panchina. Una sola vittoria nelle prime 11 partite è però un bottino troppo magro e per questo la società decide di silurarlo. Dall’ottobre del 2014 all’aprile del 2016 Bucaro resta di nuovo fermo e si riaccomoda in panchina ad Arezzo – dove subentra a Capuano – soltanto per un lasso di 3 partite, fino a fine stagione. Dopo il breve soggiorno in Toscana, alla griglia di partenza della stagione 2016-2017 Bucaro resta ancora ai box. Nel mese di febbraio è il Monopoli a puntare su di lui, ma i risultati stentano ad arrivare e dopo 8 gare (4 pareggi, 4 sconfitte) arriva un altro esonero. Dopo la chiusura della parentesi pugliese, Bucaro non ha più rimesso piede in panchina. Oggi, a 607 giorni di distanza dall’ultima volta, un nuovo inizio. Ancora targato Avellino. Per una scelta che sa di rischiatutto sia per la società – le cui scelte stanno creando non pochi malumori nell’ambiente – che per il tecnico stesso, chiamato a risorgere dopo anni bui. Al di là dell’aspetto tattico – da allievo di Zeman, Bucaro ama il 4-3-3 ma non disdegna il 3-5-2 e il 4-3-1-2 – bisognerà puntare soprattutto sulla testa e sulle motivazioni. L’Avellino ha l’obbligo di vincere: sarà il campo, in tal senso, a stabilire se la scelta di puntare su Bucaro sia stata giusta o meno.