L’evolversi degli scontri in Ucraina tra l’esercito locale e i separatisti filo-russi, soprattutto dopo l’annessione della Crimea alla Russia, fanno rivendicare, ad un piccolo territorio, economicamente grande e strategico, la Transnistria, il suo diritto di diventare una regione appartenente alla Federazione Russa. In tutto questo, uno dei simboli identitari più importanti per i transnistriani è lo Sheriff Tiraspol, il club più titolato della Moldavia.
La Transnistria si sviluppa in lunghezza per circa 200 km, incuneata negli appena 20 km di latitudine che separano la sponda est del fiume Dnestr, termine naturale delle terre romene, dall’attuale confine della Repubblica Moldava, nazione di cui fa parte de iure, e del cui territorio occupa poco più del 12%. Lo status di zona di “conflitto congelato” che detiene tutt’oggi e che le vale in più occasioni la qualifica di “terra di nessuno”, affonda le sue radici in complesse dinamiche risalenti a diversi decenni or sono.
La Moldavia non riconosce il nuovo Stato, come tutta la comunità internazionale, ma la Transnistria ha oggi il suo rublo, il suo inno, le sue targhe automobilistiche, la sua bandiera, rossa e verde con la falce e il martello.
Il Football Club Sheriff Tiraspol continua ad essere considerata una squadra ‘invisibile’, la squadra di una città che nonostante faccia ufficialmente parte della Repubblica di Moldavia e militi nella Divizia Națională, appartiene in realtà ad un altro stato, dichiaratosi indipendente il 2 Settembre 1990.
Lo Sheriff Tiraspol è la squadra della Transnistria (Trans Dnestr, oltre il Dnestr), il paese che non c’è.
Da analizzare come nasce questa società avvolta nel mistero, nella metà degli anni 90, quando il crollo dell’egemonia sovietica ha cambiato radicalmente lo sviluppo e l’egemonia negli stati ex sovietici.
Tutto ha inizio nel giugno del 1993: due ex esponenti del KGB fondano la Sheriff, una società a responsabilità limitata che si dedica a differenziare i propri investimenti in settori chiave dell’economia, dalla televisione al petrolio, passando per l’edilizia fino al calcio, appunto, fondando, nel 1997, la F.C. Sheriff Tiraspol, il gioiello. Diverse fonti accusano questa misteriosa società di condizionare la politica del Paese, per via del ruolo che ha Oleg Smirnov, figlio di Igor Nikolaevič Smirnov, presidente della Transnistria, il quale ricopre la carica di amministratore delegato.
Football Club Sheriff Tiraspol inizia la sua scalata senza nessuna grande difficoltà, approda in un anno nella massima divisione moldava e dal 2000 inizia una progressione impressionante, una cavalcata fulminea che dura ancora oggi: infatti, i gialloneri hanno conquistato quattordici titoli nazionali (dieci consecutivi), sei Supercoppe moldave e otto Coppe di Moldavia, senza contare due Coppe dei Campioni della CSI (Comunità degli Stati Indipendenti).
Tutti gli investimenti della Sheriff nel mondo del calcio non erano, e non sono, finalizzati esclusivamente allo scopo di creare un grande club, peraltro in un contesto in cui è quasi impossibile creare qualcosa di grande, bensì fanno parte di una strategia per pubblicizzare e rendere nota all’Europa l’esistenza della Transnistria.
La loro sede operativa è lo Sheriff Stadium, inaugurato nel Luglio del 2002 e capace di contenere circa 14.000 spettatori; di fianco alla struttura, realizzata con gli ingenti introiti della famosa azienda prima citata, si trovano anche cinque campi d’allenamento e una scuola calcio: un vero gioiellino considerando gli altri impianti.
Se ci si aggira nella città o vicino allo stadio, si potrebbe pensare benissimo di trovarsi in qualche regione dello Stato Russo. Tutto rigorosamente in cirillico, dai manifesti alle pubblicità, sopra lo stadio sventolano solo bandiere della Sheriff e della Transnistria. I tifosi dello Sheriff, ad ogni partita casalinga della squadra espongono striscioni in cirillico e intonano cori a favore della Russia e contro la Moldavia.
La stessa società non rilascia mai interviste e nemmeno semplici dichiarazioni.
La verità sta nel fatto che i rapporti tra la Moldavia e ‘la regione oltre il fiume Dnestr’ sono tutt’altro che idilliaci e la società milita nel campionato moldavo soltanto perché la Transnistria non esiste, in quanto non riconosciuta da nessuno (eccetto dal governo di Mosca).
Tuttavia, la “squadra del paese che non c’è” ogni anno guarda all’Europa, quella delle grandi, con il piccolo grande sogno di sfilare al Santiago Bernabeu o allo Stanford Bridge e dimostrare al mondo che in questo Stato ai margini dell’Europa, ancora ancorato ai dogmi del comunismo e snobbato da tutti, c’è una squadra reale, soprattutto in crescita, bramosa di rappresentare la propria terra.